


Fausto Marchini, nuovo direttore artistico del Palio del Cupolone
I rioni fanno già un lavoro straordinario. Sarò una figura di supporto e di ascolto: spero di portare nuova energia, per rendere il Palio del Cupolone una festa sempre più attrattiva nel territorio
Fausto Marchini, attore e regista perugino, è il nuovo direttore artistico de J’Angeli ‘800 – Palio del Cupolone per l’edizione 2025, che si svolgerà dal 13 al 21 giugno. L’ufficializzazione e la presentazione ai tre rioni (Fornaci, Ponte Rosso, del Campo) è stata data dai coordinatori del settore spettacolo dell’Ente, rappresentati da Andrea Capezzali.
Fausto, la tua nomina a direttore artistico dell’evento è arrivata lo scorso gennaio. Come è nata questa collaborazione?
Già nel 2019 mi avevano cercato per una collaborazione con uno dei rioni. Ma all’epoca non era ancora il momento giusto, avendo altri impegni nello stesso periodo. Questa volta mi hanno richiamato per propormi il ruolo di direttore artistico. E devo dire che la curiosità era tanta. Ho trovato che fosse un’opportunità interessante, così ho accettato con piacere.
Parlaci un po’ di te. So che sei attore e regista con una carriera lunga e interessante. Come hai iniziato?
Ho iniziato la formazione frequentando il CUT, la scuola di Teatro dell’Università di Perugia. Ma il mio percorso è stato davvero variegato: ho fatto un seminario con Luca Ronconi, poi ho frequentato la Scuola di Teatro Paolo Grassi a Milano, infine ho lavorato per molti anni con il Centro di Produzione Teatrale Fontemaggiore di Perugia, guidato da Giampiero Frondini. Qui ho avuto esperienze in particolare nel teatro ragazzi, sia come attore che come regista, ma anche in diverse tipologie di spettacoli. È stato un percorso di crescita continua, sia dal punto di vista artistico che professionale.
Se dovessi fare una stima, quanti spettacoli hai portato in scena nell’arco della tua carriera?
Credo siano più di 3000 repliche. Ho avuto la fortuna di fare teatro per quasi 40 anni, quindi il numero è davvero significativo. È incredibile pensare a quante persone ho avuto modo di incontrare e coinvolgere in questi anni.
Qual è uno spettacolo che ricordi con particolare piacere?
Uno spettacolo itinerante realizzato a Torino negli anni ’80, dove il pubblico era coinvolto in un’esperienza teatrale davvero unica. Lo spettacolo si svolgeva su un battello che navigava lungo i Murazzi fino al Parco Valentino. Il pubblico saliva senza sapere cosa avrebbe visto e, nel corso della “navigazione”, gli attori interagivano con loro, mescolandosi tra le persone e creando situazioni sorprendenti. Era una specie di “teatro immersivo”, dove il pubblico diventava parte integrante dello spettacolo. Un po’ come un flashmob, ma pensato per un’esperienza teatrale vera e propria.
Qual è invece una tua produzione particolarmente significativa per te?
L’adattamento contemporaneo del dramma Riccardo III di Shakespeare. È stato un progetto che mi ha molto coinvolto, principalmente perché volevo parlare del potere, ma in una chiave che potesse essere riconoscibile e rilevante per il pubblico di oggi. Ho deciso di ambientarlo in Italia, perché la storia di Riccardo III mi dava la possibilità di riflettere sulla dinamiche del potere e della politica. Ho inserito anche riferimenti a figure politiche contemporanee, come Andreotti e Craxi. In particolare, ho cercato di rendere visibile il lato oscuro della politica attraverso la scenografia minimale e la scelta delle luci, come nella scena in cui Riccardo uccide il fratello. Sul palco c’erano solo due attori: tutto doveva essere funzionale al messaggio che volevamo trasmettere, senza renderlo troppo pesante. Il lavoro di regia è stato fondamentale per far emergere la tensione emotiva.
Come è cambiato nel tempo il tuo approccio alla regia?
Il mio approccio è stato molto legato al teatro per ragazzi, che è un mondo molto dinamico e stimolante. Però, con il passare del tempo, ho sentito il bisogno di confrontarmi anche con produzioni più complesse, cercando di includere anche le scuole superiori e il teatro serale. Ho sempre cercato un dialogo con il pubblico, mantenendo l’interesse e la riflessione anche nei contesti più complessi.
Ora, una domanda più personale: com’è Fausto Marchini al di fuori del palcoscenico?
Sono una persona che cerca di non prendersi troppo sul serio, anche se ovviamente mi impegno sempre al massimo in quello che faccio. Credo che sia importante mantenere un approccio leggero e divertente anche nella vita quotidiana, pur facendo bene il proprio lavoro. Per me è tutto un equilibrio.
Tornando al Palio del Cupolone, che ruolo ha il direttore artistico?
Il direttore artistico ha un compito delicato, che non riguarda solo la parte artistica, ma anche l’organizzazione complessiva dell’evento. È una figura che si colloca tra l’Ente organizzatore e i rioni, per offrire consigli generali, anche in ambito artistico, senza invadere i compiti degli altri.
Cosa vorresti apportare all’evento?
Il Palio del Cupolone è un evento sentito dalla comunità. Io spero di portare una nuova energia, con l’intento di rendere il Palio un’occasione di partecipazione ancora più inclusiva. Non voglio stravolgere la tradizione, ma cercare di aggiungere delle sfumature che possano dare nuova vita a un evento che già di per sé è straordinario. Vedo il mio ruolo come una fusione tra il rispetto per la tradizione e l’innovazione, cercando sempre di far vivere ai partecipanti e agli spettatori un’esperienza unica. L’idea è far sì che la festa diventi predominante, coinvolgendo più persone e ampliando la partecipazione della città, non solo dei rionali.
Come può essere migliorato il coinvolgimento nella festa?
I rioni fanno già un lavoro straordinario. Per migliorare la partecipazione bisogna allargare l’orizzonte, creando ad esempio eventi collaterali che possano coinvolgere le famiglie e le nuove generazioni, anche in luoghi diversi dalla piazza, come un giardino pubblico o un angolo suggestivo di Santa Maria degli Angeli. Si potrebbero organizzare letture di brani, spettacoli e altre attività durante la settimana del Palio, al fine di stimolare l’interesse della cittadinanza e non solo quello dei rioni. Come nel teatro esperienziale, si deve uscire dai confini fisici e andare incontro alla gente. Il contatto con le scuole, già attivato dall’Ente, è un altro punto cruciale per coinvolgere i giovani, ascoltarli davvero e far crescere una cultura di appartenenza alla festa.
Sei pronto Fausto a questo nuovo capitolo con il Palio del Cupolone!?!
Non vedo l’ora di scopre come si evolverà questo viaggio! Il mio ruolo è quello di essere una figura di supporto e di ascolto. Sono a disposizione dei rioni per offrire consigli e spunti, sempre con l’obiettivo di stimolare quanto più la partecipazione e l’inclusività. Vi aspetto tutti alla festa degli J’Angeli ‘800 – Palio del Cupolone!